A Christmas Carol (rectius: Cantique de Noël)

FRANCESCO VOLPE, Una storia francese (ancora sul contributo unificato).


FRANCESCO VOLPE*

Una storia francese (ancora sul contributo unificato)


Questo intervento ha lo scopo di raccontare qualcosa che è avvenuto, in questi anni, oltre il confine di Ventimiglia.

Si farà poi un confronto con quel che è avvenuto in Italia.

Tutto comincia con l’art. 54 della legge 2011-900, del 29 luglio 2011, modificativa della gallica legge finanziaria approvata per quello stesso anno.

Detto articolo, infatti, modificò l’art. «1635 bis Q» del code général des impots, stabilendo che, in deroga a quanto stabilito dagli articolo 1089 A e 1089 B del medesimo codice (i quali esoneravano da ogni imposta, ivi compresa quella di registro, l’accesso alla giustizia), fosse prevista una «contribution pour l’aide juridique», poi nella volgata chiamata timbre fiscal pour la justice.

In sostanza, l’accesso alla giustizia civile e amministrativa, che, fino ad allora in Francia era gratuito, veniva subordinato, per la prima volta, ad una sorta di «contributo unificato».

Gli importi, tuttavia, erano assai modesti: 35 euro per il primo grado, 150 per l’appello, indipendentemente dal tipo della controversia. Cifre bagatellari, se confrontate con i 9.000 euro di contributi attualmente richiesti in Italia per la proposizione di un appello in materia di appalti.

Anche lo scopo dell’imposta era ben diverso. Con la contribution non si andava a finanziare il Ministero né, tanto meno, un fondo incentivante per i magistrati. Essa serviva a coprire, invece, le spese dell’aide juridique: l’equivalente, più o meno, del locale «gratuito patrocinio».

La cosa non piacque oltralpe e molte furono le proteste.

Il Governo non fu sordo. Il 23 luglio 2013, il titolare del Dicastero della Giustizia annunciò, dunque, che con la legge finanziaria per il 2014 il timbre fiscal sarebbe stato abrogato.

E questo è quel che è, appunto, avvenuto con l’art. 128 della legge 2011-1278, del 29 dicembre 2013.

Ineccepibili le ragioni dell’abrogazione, così come dichiarate dal Ministro della Giustizia francese, in quel comunicato stampa: «L’instaurazione, ad opera del precedente Governo, del contributo per l’aiuto giurisdizionale di 35 euro, esigibile per ogni domanda giudiziaria, al fine di finanziare l’aiuto giurisdizionale, ha avuto, quale propria conseguenza, quella di penalizzare le posizioni più vulnerabili di chi chiede giustizia.

Rendendo oneroso l’accesso al giudice, questa imposta di 35 euro ha comportato una incontestabile diminuzione dell’accesso alla giustizia da parte dei soggetti caduti sotto la soglia della povertà, nonostante i casi d’esenzione a cui era ispirata la contribuzione per l’aiuto giudiziario.

Il contenzioso in materia di lavoro, famiglia, locazione e il contenzioso amministrativo sono stati particolarmente colpiti.

Il Guardasigilli intende ristabilire il legame tra chi chiede giustizia e l’istituzione giudiziaria, onde favorire una giustizia «di prossimità» accessibile al più grande numero di cittadini, nell’insieme complessivo del sistema giurisdizionale».

Dunque, per la Repubblica francese, allontanare i cittadini dal giudice è cosa che deve essere evitata. Si deve anzi favorire l’accesso alla giustizia «au plus grand nombre» dei cittadini.

Bene, abbandoniamo Mentone e torniamo sulla nostra Riviera di ponente.

Cosa è avvenuto, nel medesimo tempo, nel nostro patrio suolo?

Il decreto legge 21 giugno 2013, n. 69, ha reintrodotto la mediaconciliazione.

E lo scopo dichiarato della mediaconciliazione è dichiaratamente quello di sfavorire l’accesso diretto al giudice e di diminuire il volume del contenzioso.

Dal canto suo, la proposta di legge di stabilità, fino al 17 dicembre u.s., prevedeva un ulteriore innalzamento del contributo unificato per il contenzioso in materia di appalti pubblici, fino ad oltre 11.000 euro. Se fosse stata recepita la proposta, ciò avrebbe significato, di fatto, sottrarre definitivamente quelle fattispecie al controllo giurisdizionale.

Ciò non ha impedito alla medesima legge di stabilità (27 dicembre 2013, n. 147) di elevare le «anticipazioni forfettarie» per l’iscrizione a ruolo, previste dall’art. 30 del T.U. sulle spese di Giustizia, da 8 a 27 euro.

Francia e Italia, dunque, hanno dimostrato di vedere in due modi completamente diverso il tema dell’accesso alla giustizia.

Forse, però, in questo caso gli Italiani non devono essere fieri della propria prospettiva.

 

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(*) Ordinario di diritto amministrativo nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova.