L’Italia degli argini di polistirolo
L’emblema del degrado italiano: il caso degli argini di polistirolo espanso.
Chiedo scusa ai lettori se li importuno nuovamente a distanza di poco tempo da un precedente intervento, e per di più su di un tema che non è strettamente giuridico.
Ma da circa ventiquattro ore mi tormentano le immagini che ho visto in un servizio di Rai News 24 sugli argini realizzati appena due anni addietro a Massa Carrara e crollati per effetto della recente alluvione: si tratta di un servizio mandato in onda ieri e che, stranamente, nonostante sia clamoroso (soprattutto, come dirò, nella parte finale), non è stato ripreso da quasi nessun organo di informazione. Il che la dice lunga anche sullo stato dell’informazione in Italia.
Nel servizio si vede un noto cronista della Rai che si è recato sotto la pioggia a vedere gli argini crollati lungo il torrente Carrione di Marina di Carrara, mentre fervono i lavori di nuova ricostruzione (probabilmente affidati a trattativa privata, trattandosi di lavori di somma urgenza, magari alla stessa ditta che, appena due anni addietro, aveva realizzato i precedenti argini ormai crollati).
L’inizio del servizio si apre già con una affermazione inquietante: il giornalista dice che il proprietario di una azienda limitrofa aveva già segnalato più volte all’Amministrazione che i precedenti argini erano stati costruiti male, essendo stati i muri in cemento armato poggiati direttamente sul suolo, senza apposite fondamenta.
Ma è la parte finale del servizio che riserva la maggiore, sconvolgente, sorpresa. Il giornalista si avvicina ad uno degli argini spezzati e fa vedere che l’argine è costituito da una sottile sfoglia di cemento esterno che fa presumere che anche l’interno sia costituito dallo stesso materiale o magari da conglomerato cementizio. Ed invece si vede che l’argine messo a nudo dal crollo è costituito, dopo la sottile sfoglia di cemento esterno, da solo polistirolo espanso.
Il giornalista, per dimostrare visivamente che si tratta di polistirolo, gratta con la mano la parte interna dell’argine crollato e fa vedere che esso, essendo appunto costituito da polistirolo espanso, si sgretola facilmente.
Mi chiedo e Vi chiedo; al di là dell’evidente truffa ai danni della P.A. commessa dalla ditta appaltatrice (che in qualsiasi altro paese civile sarebbe definitivamente radiata dall’ambito dei costuttori edili), dove era la P.A. appaltante, i direttori dei lavori e la commissione di collaudo? E’ possibile che nessuno si sia accorto di nulla?
Segnalo il caso perchè mi sembra che l’episodio degli argini di polistirolo costituisca l’emblema dello stato di degrado in cui, ormai da troppo tempo, versa il nostro Paese.
Se solo una parte dell’imponente debito pubblico che grava su tutti noi (oltre il 132% del PIL) fosse stato impiegato nei passati anni in opere pubbliche serie e durature, non saremmo qui a discutere dei danni derivanti dalle piogge. Prima avevamo imprese edili che, andando in giro per il mondo, costruivano imponenti opere pubbliche. Ora abbiamo imprese nazionali che, grazie alla complicità di amministratori compiacenti, costruicono argini non più con il cemento depotenziato, ma addirittura con il polistirolo espanso.
Giovanni Virga, 7 novembre 2014.
P.S.: questo è il servizio di ieri di Rai News 24
(per vedere gli argini di polistirolo è necessario visionare l’ultima parte del filmato)
Caro Giovanni, Ennio Flaiano aveva capito tutto circa 60 anni fa… pensa.
Un esempio preso dal mio volumetto antologico sull’ironia di Flaiano; te lo invierò.