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Rassegna stampa

 

A. Che.

Ai Tar un ingorgo con pochi spiragli

(Il Sole 24 Ore - Lunedì 26 aprile 1999 - In primo piano)

I giudici amministrativi possono senz’altro dire di essere nei pensieri degli uomini di Governo. Ma non è una che faccia loro tanto piacere, dato che quando vengono tirati in ballo è per essere presi di mira. Di recente sono finiti sotto il tiro del ministro dei Lavori pubblici, Enrico Micheli, che ha accusato le sospensive dei Tar di bloccare i cantieri; poi è stato il presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, a rincarare la dose, indicando le lunghezze dei processi come uno dei mali della pubblica amministrazione.

E non c’è dubbio che la mole dei ricorsi pendenti — presso i Tar erano 818mila a inizio ’98 — giustifichi in parte queste critiche. Anche perché un arretrato così consistente incide in maniera pesante sui tempi delle decisioni, tempi che diventano anno dopo anno sempre più lunghi: oggi, per ottenere il verdetto di primo grado e quello di appello sono necessari mediamente 15 anni. Anche a voler guardare le statistiche con cautela — nell’arretrato vengono, infatti, conteggiati molti ricorsi per i quali le parti non hanno più interesse a proseguire la lite —, la situazione della giustizia amministrativa è comunque grave.

Un segnale confortante arriva, però, da quattro Tar che nell’ultimo anno sono riusciti a invertire al tendenza e a risolvere più ricorsi di quanto ne ricevano.

Al Tar Lombardia, gravato da migliaia di cause pendenti — erano 49.482 a inizio ’98 e a fine marzo ’99 sono diventate 51.548 —, la prima sezione, presieduta da Giovanni Vacirca (che è anche presidente del Tar lombardo), negli ultimi dieci mesi del ’98 ha ricevuto 1.146 ricorsi e ne ha decisi 1.304, tendenza confermata nel primo trimestre di quest’anno (326 cause arrivate e 511 risolte). Risultato ottenuto con un accurato vaglio delle richieste di sospensiva. Infatti, poiché il 50% circa dei ricorsi è accompagnato da un’istanza cautelare, che richiede tempi più rapidi di decisione, nel momento in cui il giudice studia la causa ai fini della sospensiva, la valuta anche nel merito e dopo due mesi viene fissata l’udienza.

Un’altra soluzione individuata a Milano è stata quella di accorpare, attraverso una ricerca consentita dall’informatizzazione del sistema, le cause per materia, così che in una stessa udienza vengono discussi più ricorsi e una volta deciso uno, gli altri si ripetono.

Anche al Tar Abruzzo, presieduto da Emidio Frascione, hanno utilizzato lo stesso metodo di accorpare le cause, arrivando a discutere in una stessa giornata 237 ricorsi. Stesso discorso al Tar Trieste, presieduto da Giancarlo Bagarotto, dove i primi segni di successo del meccanismo si registrano dal ’96 e l’arretrato si riduce a vista d’occhio (a inizio ’98 i ricorsi pendenti erano 6.858 e a fine marzo ’99 sono calati a 5.120). Anche Pier Giorgio Lignani, presidente del Tar Umbria, ha sposato la "causa" degli accorpamenti, ma ha inoltre mobilitato il personale alla caccia dei vecchi ricorsi a cui le parti non hanno più interesse. Così facendo, l’arretrato è passato da 6.309 ricorsi a inizio ’98 ai 5.792 del primo trimestre ’99.


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