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n. 12/2010 - © copyright

Un ringraziamento ai lettori ed una risposta all’idoneo che protesta

(ma che non vuole pubblicare la sua e-mail di replica)

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In attesa di poterlo fare singolarmente (approfittando del periodo natalizio), desidero pubblicamente ringraziare i numerosi lettori che, dopo il mio editoriale intitolato "L’ultima amarezza", hanno inviato dei messaggi di solidarietà e di apprezzamento per l’opera svolta.

Desidero inoltre rispondere all’idoneo (autore del libro sulla "democrazia delle Danaidi", nonchè di quello intitolato "Apologia del diritto amministrativo e del suo giudice") che ha inviato un paio di e-mail di protesta dopo l’editoriale stesso, cercando di dimostrare che quanto io ho scritto sulle sue opere è del tutto infondato.

Lo avevo invitato ad autorizzarmi a pubblicare tali e-mail, non solo per consentire allo stesso (come sarebbe stato giusto e doveroso) una pubblica replica, ma anche per una riflessione sull'attuale ruolo dell’Università italiana ed i suoi rapporti con la società civile.

L’autorizzazione non è stata tuttavia concessa dall’interessato, adducendo il fatto che si sarebbe trattato di una discussione "iniziata soltanto a titolo personale"; ha aggiunto che si riserva di intervenire pubblicamente solo quando io avrò fatto una recensione "vera" delle sue opere.

Non avendo il tempo, la voglia e la competenza per redigere recensioni di opere altrui (anche perchè, confesso, non mi intendo molto della "democrazia delle Danaidi"), la replica pubblica non ci sarà.

Poichè tuttavia non voglio far cadere la discussione su di un tema che (al di là dei personalismi) credo cruciale, qual è quello del ruolo dell’accademia per migliorare la P.A., specie in un momento in cui - approvata la riforma Gelmini - si parla tanto del nuovo corso dell’Università e del suo ruolo nella società, riporto qui di seguito la mia e-mail di risposta (per la cui pubblicazione, in ogni caso, ho bisogno dell'autorizzazione di me stesso, che volentieri rilascio).

Ritengo tale risposta interessante perchè rivela, in maniera indiretta ma evidente, la mentalità di una parte dell'accademia, la quale considera con disprezzo riviste come LexItalia.it (qualificate addirittura come dei meri "siti informatici") che cercano di offrire strumenti di lavoro e di approfondimento alla P.A. italiana ed ai vari operatori; un disprezzo che come già scritto, arriva al punto di non considerare nemmeno come attività di ricerca l’opera svolta tramite tale rivista, ma che non impedisce di ritirare prestigiosi premi dopo tre anni dalla ridenominazione della rivista precedente.

Confesso che il tono dispregiativo usato nelle e-mail del candidato idoneo (il quale evidentemente non è soddisfatto di avere conseguito l’idoneità con due monografie più o meno conosciute e, dall'alto della cattedra conseguita, arriva addirittura ad accusarmi di "pigrizia") mi ha addolorato ulteriormente, anche perchè rivela un pensiero diffuso nell’accademia, che traspare perfino dai verbali di concorso.

Riporto qui di seguito la mia risposta alla seconda e-mail di protesta del candidato dichiarato idoneo, lasciando, come al solito, ogni valutazione ai lettori.

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Caro Marco,

tu affermi innanzitutto di non volere offendere, ma continui a farlo nella tua nuova email, asserendo che io mi occuperei di "siti informatici" e "cronachistici ... schiacciati dall’attualità" (mentre tu ti occupi solo dei "classici del XIX sec.") e che addirittura l’asserita mancanza del requisito della continuità, che mi ha impedito di essere valutato dalla commissione, deriva da una mia presunta "pigrizia", che non mi avrebbe consentito (dopo ben 3 monografie di successo) di produrre nuovi lavori.

Rispondo subito che:

1) la rivista da me diretta non costituisce un "sito informatico", come tu sprezzantemente affermi, ma una rivista giuridica diffusa tramite internet, nella quale spesso appaiono miei articoli firmati; ho comunque fondato e diretto anche un paio di riviste su carta, nelle quali, del pari, apparivano spesso miei articoli; prima, ai tempi dei romani, il diritto veniva diffuso mediante papiri, poi, dopo Gutemberg, mediante carta stampata, oggi mediante internet; credo che il mezzo di diffusione non trasformi il diritto in un’entità diversa e che, anche sotto questo profilo, dovresti aggiornarti;

2) di tutto mi si può accusare, tranne che di pigrizia, dato che - come possono testimoniare migliaia di lettori (tra i quali sono ricompresi anche diversi commissari di concorso) - lavoro anche il sabato, la domenica e le feste comandate (mentre tu, probabilmente - non è certo una colpa - negli stessi giorni ti dedichi a gite e ad altre amenità);

3) tu affermi che non avrei rispetto del tuo lavoro, sol perchè l’ho criticato con argomenti giuridici; ma non dimostri di avere altrettanto rispetto per il mio lavoro innovativo (che, credimi, è molto maggiore del tuo e nonostante il quale ho pubblicato 3 monografie di successo, riguardanti tutti i settori del diritto amministrativo nonchè oltre 100 articoli), asserendo che mi occuperei di siti informatici.

Prendo atto che, per quanto concerne i tuoi lavori, continui a non rispondere, come ti avevo invitato a fare, in termini giuridici, ma con mere petizioni di principio.

Per il primo lavoro ti limiti a riportare l’indice sommario, dal quale risulta confermato che non si tratta di un lavoro di diritto amministrativo, ma al più, di un lavoro di diritto costituzionale o di istituzioni di diritto pubblico (che, come tu sai, costituiscono distinti raggruppamenti).  Affermi inoltre che per verificare il grado di impatto di tale monografia "è persino sufficiente dare un'occhiata su google"; io, seguendo il tuo suggerimento, l’ho fatto ed ho solo trovato siti che vendono il tuo libro on line (forse il google che utilizzi è diverso da quello mio).

Per il secondo libro, non dimostri in alcun modo - intendo dire in termini giuridici - con quali argomenti hai inteso disattendere la giurisprudenza non di qualche sconosciuto e periferico Tribunale, ma delle Sezioni Unite della Cassazione. Liquidi tutto affermando che io avrei "sempre con quel taglio cronachistico" citato "un'ultima sentenza", che smentisce nettamente le tue tesi.

Ritengo che anche nei c.d. libri scientifici non si possa prescindere dalla giurisprudenza, specie in un campo (come quello del diritto amministrativo) in cui la giurisprudenza ha finito per assumere - com’è dimostrato dalle ultime riforme, ivi compresa quella del nuovo codice del processo amministrativo - il ruolo di antesignana del legislatore. Non a caso oltre cinquant’anni addietro il Prof. Guicciardi scrisse un articolo intitolato (riferendosi al ruolo pretorio assunto dal Consiglio di Stato) "Legislatori e non".

Dalla giurisprudenza delle Sezioni Unite non può in ogni caso prescindersi nell’ipotesi in cui ci si occupi - come tu hai fatto - di riparto di giurisdizione, dato il ruolo - noto a tutti - non solo di nomofilachia che svolgono le Sezioni Unite al riguardo.

La tua risposta è comunque interessante perchè, a mio sommesso avviso, dimostra in maniera per così dire plastica e comunque evidente, la distanza siderale che separa l’accademia (chiusa nella sua torre eburnea, che disprezza il lavoro "cronachistico" fatto da riviste giuridiche definite sprezzantemente "siti informatici") e la realtà.

Comunque, se ritieni che le tue argomentazioni siano adeguate a rispondere a quanto ho scritto nel mio editoriale, non hai che da autorizzarmi a pubblicare le tue email nel "sito informatico" in modo che tu sia in grado di rispondere pubblicamente a quelle che affermi sono delle infondate critiche. Io, personalmente, non ho nulla da nascondere e da temere. Anzi intendo offrirti una pubblica possibilità di replica. Potrebbe essere anche una occasione per ulteriormente pubblicizzare i tuoi due libri, dando agli stessi il rilievo che meritano.

Attendo quindi una tua autorizzazione in merito (anche se, in realtà non ne avrei bisogno, dato che hai scritto al direttore di una rivista, in risposta ad un suo editoriale; in tal caso la pubblicazione avviene anche senza autorizzazione: così peraltro fanno tutti i quotidiani, anche quelli più titolati; appunto per questo, interpreterò il tuo silenzio come una autorizzazione tacita). Ometterò eventualmente quei passi della tua email che sono troppo personali.

Ciao

Giovanni Virga

Dopo alcune ore dall’invio di questa e-mail, come già scritto, è arrivata una stringata risposta dell’interessato con la quale è stata negata l’autorizzazione richiesta.


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