Giust.it


EDITORIALE

 

Fine dell’esperienza con il Poligrafico e, purtroppo, anche di Giust.it
(perché chiuderà una rivista innovativa che ha avuto molto successo,
ma non pochi nemici)

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Sono passati ormai 6 anni e mezzo dal momento (era il dicembre 1996) in cui fondai la presente rivista Internet. Il web giuridico allora muoveva i primi passi ed attivare una rivista giuridica elettronica era una pura scommessa e, nel contempo, una sfida.

Sei anni e mezzo sono un tempo sufficiente lungo per tracciare il bilancio di una esperienza, che, come sempre, offre due chiavi di lettura, l’una positiva e l’altra negativa.

Sotto il primo profilo, occorre dire che la rivista Giust.it è stata un clamoroso successo. A tal fine è sufficiente fare riferimento non solo ai numeri risultanti dal programma di statistiche (alla rivista Giust.it, nei giorni feriali, nonostante che essa sia in buona parte a pagamento, si collegano più di 9.000 utenti unici che consultano oltre 150.000 documenti) ed al numero degli iscritti alla mailing list (che superano abbondantemente i 15.000), ma soprattutto al numero degli abbonati, che ammonta a diverse migliaia, nonostante che il prezzo di abbonamento fissato dalla casa editrice non sia proprio popolare e che ancora circoli l’idea che sul web tutto deve essere gratis, anche i servizi di tipo professionale. Il successo non è solo quantitativo, dato che tra le varie migliaia di abbonati figurano tutti i principali enti pubblici e molti qualificati lettori.

Il successo è stato raggiunto non già grazie a campagne pubblicitarie (che non ci sono state, al punto che la presente rivista, pur avendo avuto negli ultimi tre anni una casa editrice alle spalle, è stata a lungo priva di un depliant aggiornato ed non dispone in atto di un qualsiasi banner pubblicitario), ma grazie alla bontà del prodotto ed al fatto che, come mi è stato detto diverse volte, Giust.it è divenuto "uno strumento di lavoro" del tutto innovativo nel suo genere (basti pensare ai links che consentono di consultare velocemente tutti i documenti correlati).

Ricordo in particolare che un mio collega universitario del nord mi confessò qualche tempo fa che lui, di mattina, la prima cosa che vedeva non era la moglie - che dormiva - ma la rivista Giust.it, alla quale si collegava; gli risposi, scherzando, che è meglio "tradire" la moglie con Giust.it, piuttosto che con una amante.

Il grandissimo successo che la rivista ha avuto è stato possibile anche - scusatemi se forse inelegantemente lo ricordo (ma tale fatto, come dirò in seguito, è stato perfino messo in discussione di recente) - grazie al duro lavoro personale di chi scrive e di quei pochi coraggiosi che hanno dato una mano nel tempo, alcuni dei quali, peraltro, si sono persi per strada, assorbiti da altri impegni. Non sono stato un direttore che ha messo l’etichetta sul prodotto, ma un direttore che ha anche confezionato il prodotto.

Molti non si rendono conto dell’impegno che richiede la direzione e la redazione di una rivista internet, aggiornata continuamente (alla quale peraltro si è affiancata da circa tre anni una rivista su carta).

Quando l’avventura cominciò sei anni e mezzo addietro, ero ben conscio dell’impegno che una rivista comportava, avendo fondato e diretto per circa 12 anni una rivista giuridica (Giurisprudenza amministrativa siciliana, divenuta poi Giustizia amministrativa siciliana); ed ero pronto ad affrontare gli oneri che essa comportava, nonostante che allora mi fosse stata assegnata una sede universitaria (l'Università di Bari) lontana dalla mia terra di origine.

Non ero tuttavia consapevole delle malevole insinuazioni e delle conseguenze che avrei dovuto subire, anche sul piano personale.

Basti considerare che, quale direttore della rivista internet, per la prima volta nella mia vita ho dovuto affrontare un procedimento penale (per presunta diffamazione), iniziato  a seguito di querela presentata da un docente universitario mentre ero sotto concorso, traendo spunto da una frase contenuta in una affettuosa lettera scritta in occasione dell’80° compleanno di mio padre; da tale procedimento penale comunque - com’è stato dato atto con apposito comunicato pubblicato nel n. 6-2001 della rivista (la notizia della querela era infatti circolata negli ambienti universitari) - sono stato completamente scagionato in istruttoria, con apposito provvedimento di archiviazione, nonostante la lunghissima opposizione del querelante; quest'ultimo, dopo l'archiviazione del procedimento penale, ha addirittura dichiarato, al Giornale di Sicilia, che si riservava di iniziare una azione di risarcimento dei danni, ritenendosi danneggiato dall'archiviazione; non ho risposto a tale dichiarazione perchè essa si commenta da sola.

Più recentemente un noto ex-monopolista dell’informazione giuridica, mi ha accusato di copiare massime tratte dalla sue riviste; e così oltre che presunto diffamatore, sarei anche presunto autore di plagi; un’accusa anche questa palesemente infondata, non solo perchè non supportata da alcuna prova, ma anche perchè la rivista Giust.it è nota per pubblicare pronunce giurisdizionali (complete non solo di dati identificativi, massime e premassime ma anche di approfondite note di richiami e di riferimenti) ben prima di altre riviste. Giust.it non ha mai compiuto plagi (personalmente non credo di averne bisogno, data la non poca esperienza maturata in circa vent'anni sul campo), semmai ne è stata ripetutamente vittima.

Ho dovuto leggere, ancor più recentemente, che sarei un mero "organizzatore" del lavoro altrui (e cioè che il lavoro della rivista sarebbe stato realizzato sfruttando il lavoro fatto da altri) e che il successo della rivista stessa sarebbe derivato dal suo inserimento (mediante un link) nel portale dell’IPZS. Anche queste affermazioni (specie l’ultima, dell’IPZS s.p.a., il quale dovrebbe sapere bene come sono andate realmente le cose) mi hanno addolorato e sono comunque del tutto infondate.

Tutto quel che c’è nella rivista, nel bene e nel male, è frutto del lavoro - di redazione e comunque di revisione - svolto personalmente dallo scrivente (il quale, lavorando anche la domenica e le altre feste comandate si è dovuto trasformare perfino in grafico per i loghi della rivista, in informatico, per ciò che concerne l’installazione ed il funzionamento dei vari programmi perl che gestiscono i servizi ed in pubblicitario per ciò che concerne la mailing list e l’inserimento di messaggi che pubblicizzavano la rivista su carta ed altri prodotti editi dal Poligrafico).

Per quanto concerne in particolare l’inserimento nel "portale" dell’IPZS, è sufficiente notare che già prima dell’intervento dell’Istituto, la rivista era ben conosciuta ed apprezzata (nel giugno 2000, prima del Poligrafico, era già frequentata da circa 5.000 utenti al giorno) e che le diverse migliaia di abbonamenti non sono venuti per l’inserimento nel predetto "portale", ma grazie alla bontà del prodotto offerto. D’altra parte, se la rivista Internet non fosse stata già conosciuta, non ci comprenderebbe perchè l’IPZS abbia voluto acquisire all’atto dell’instaurazione del rapporto, la comproprietà del dominio Internet. Nè si comprenderebbe perchè, prima dell’IPZS, altre tre case editrici nazionali di primaria importanza, mi avevano già contattato, essendo interessate a fungere da editrici della rivista Internet.

E’ stato infine insinuato che mi occupo di riviste perchè non so fare altro. Una insinuazione che ritenevo smentita dai tre libri che ho pubblicato (più volte ristampati dalla Giuffrè, pur non trattandosi di libri di testo universitari) e che spero in futuro di smentire ulteriormente. Molti non si rendono conto non solo del sacrificio che una rivista aggiornata continuamente impone, ma anche dei gravi problemi che, sotto il profilo personale e di carriera, essa comporta, specie se essa è coronata da molto successo.

Imprese di questo genere, per quanto mi riguarda, possono essere compiute solo per pura passione. La stessa passione che mi ha indotto a fondare ed a dirigere per 12 anni una rivista (la già citata rivista Giurisprudenza amministrativa siciliana, divenuta poi Giustizia amministrativa siciliana) la quale, per la sua natura regionale e per il suo carattere specialistico, nella migliore delle ipotesi non poteva ambire altro che a coprire i costi mediante l’importo degli abbonamenti. Lo stesso impegno che mi ha condotto a fondare e dirigere la presente rivista Internet, per oltre 3 anni e mezzo senza alcuna casa editrice ed affrontando tutte le spese e l'impegno che tale rivista comportava.

Il filo conduttore delle due esperienze, il fine che si intendeva con tali riviste perseguire, è sempre stato lo stesso: quello di offrire un servizio e strumenti di approfondimento e studio, che, sia pure nel loro piccolo, potessero contribuire ad aiutare non solo gli operatori ma anche la P.A. italiana, molto più di quanto non possano fare tanti libri scritti (magari in edizione provvisoria) per costruire carriere universitarie. Non mi aspettavo da tali riviste particolari vantaggi, ma neanche svantaggi.

La passione, tuttavia, per sorreggersi ed alimentarsi, specie nel caso in cui comporti un lavoro impegnativo qual è quello di direzione e redazione di due riviste, ha bisogno di riconoscimenti morali ed adeguato supporto, che tuttavia, specie negli ultimi tempi, sono mancati.

Tre anni addietro avevo accettato la proposta del Poligrafico di fungere da editore della rivista, rifiutando, come già detto, le analoghe proposte avanzate nello stesso periodo da altre tre note case editrici nazionali e superando le perplessità di alcuni colleghi interpellati, perchè, per mia formazione professionale, ho creduto negli enti pubblici e perchè mi era stato detto che il Poligrafico si stava riorganizzando. Ma mi sono dovuto ricredere in questi tre anni di esperienza diretta, andati avanti tra non poche difficoltà. Le cose sono poi nettamente peggiorate negli ultimi nove mesi, a seguito della trasformazione del Poligrafico in società per azioni. Con i nuovi amministratori non si è mai instaurato un dialogo, nonostante reiterati tentativi e nonostante che il Presidente della nuova società (il Dott. Varrone) sia un Presidente di sezione del CdS e che quindi, per tale qualità, dovrebbe essere particolarmente sensibile nell'apprezzare l'importanza di uno strumento di conoscenza e di sviluppo per la P.A. come Giust.it.

Già da metà del marzo scorso, visto l’andazzo della nuova gestione e dopo aver appreso che il precedente direttore editoriale si era dimesso, avevo informato il Poligrafico s.p.a. della mia volontà di non proseguire il rapporto con la neo-istituita società; nel comunicare ciò, per una questione di serietà e di rispetto dei lettori, avevo scritto anche che avrei provveduto ad aggiornare la rivista Internet fino al 31.12.2003 ed avrei completato l’annata in corso della rivista su carta Giustizia amministrativa.

Tale comunicazione, inviata il 14 marzo scorso all’amministratore delegato della società, non ha avuto alcun seguito da parte dell’interessato, il quale ha risposto solo una settimana addietro (e cioè dopo oltre 2 mesi e mezzo) comunicando che non si occupa personalmente della questione, che è di competenza del presidente, al quale sono state affidate le funzioni editoriali. Quest’ultimo ha comunicato che, in base all’accordo sottoscritto con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, allorchè l'Istituto era un ente pubblico, il rapporto viene a scadere l’11 luglio 2004.

Alla fine dello scorso mese di maggio era stato da me proposto un incontro con un rappresentante del Poligrafico s.p.a per affrontare la questione della continuazione del rapporto; tale proposta sembrava avere trovato accoglimento, essendo stato promesso con apposita lettera un incontro con un rappresentante dell’IPZS s.p.a. entro il corrente mese di giugno: ma il mese è praticamente finito (mentre scrivo questo messaggio è infatti il 30 giugno) e nessuno, neanche telefonicamente, si è fatto sentire per concordare il giorno dell’incontro.

Nonostante che nessun rapporto contrattuale si sia mai formalmente instaurato con la nuova società e che, per tale motivo, io abbia titolo per interrompere immediatamente l’attività che ho responsabilmente portato fin qui avanti con non pochi sacrifici e con uno stato d'animo che lascio immaginare, tuttavia, proprio per l’affetto ed il rispetto che mi lega ai lettori ed alle migliaia di abbonati che hanno avuto fiducia nella rivista Internet, continuerò ad occuparmi della rivista stessa fino alla data dell’11 luglio 2004, richiesta dal Poligrafico s.p.a., che è di sei mesi successiva a quella che io avevo volontariamente proposto fin da metà del marzo scorso. Nell’alternativa tra la cessazione immediata dell’attività ed il tirare la cinghia per 6 mesi in più rispetto ai 9 già da me responsabilmente proposti lo scorso marzo, preferisco quest’ultima opzione, semplicemente perchè ho rispetto degli abbonati.

In tale periodo rimanente l’attività di aggiornamento sarà assicurata in modo analogo a quanto fanno le altre riviste elettroniche edite dal Poligrafico.

Sempre per rispetto degli abbonati, avevo predisposto un comunicato congiunto per informare i lettori della cessazione dell’attività; ma il Poligrafico s.p.a si è rifiutato di pubblicarlo. Mi volevano negare perfino il diritto di pubblicare un editoriale per informare i lettori della situazione venutasi a determinare. Solo chi non ha alcuna esperienza nel campo dell’editoria, può sostenere che il direttore di una rivista non ha il diritto di scrivere ai lettori. D’altra parte, compito del direttore di un rivista non è solo quello di far incassare proventi all’editore, ma anche quello di curare responsabilmente i rapporti con i lettori, i quali sono il vero sostegno della rivista, senza il quale la stessa non esisterebbe nemmeno.

Nè l’annuncio della cessazione dell’attività avrebbe potuto essere pubblicato pochi mesi prima della chiusura della rivista, dato che, a tacer d’altro, non mi sembra serio percepire nuovi abbonamenti annuali che dovranno poi essere restituiti, sia pure pro-rata, agli interessati. Nè tale annuncio può essere ulteriormente differito, dato che il Poligrafico s.p.a., non è comunque in grado di garantire un servizio annuale completo a partire dal prossimo mese di luglio, non essendo previsti abbonamenti mensili.

La cessazione del rapporto con il Poligrafico comporterà anche la fine della rivista Giust.it, dato che il Poligrafico s.p.a., quale comproprietario del dominio Internet, pur avendo conseguito non pochi profitti sia in termini economici che di immagine dalla rivista, ampiamente ripagandosi del suo investimento iniziale, non sembra volere consentire che io continui in proprio o con altra casa editrice. Anzi è stato sostenuto addirittura che, dopo la cessazione dell’attività, non potrei nemmeno svolgere l’attività di direzione di altra rivista Internet; il che sembra francamente eccessivo, dato che da tempo è stata eliminata la schiavitù e non mi sono legato a vita con il Poligrafico.

Confesso che la fine della rivista da me fondata provoca in me un profondo dolore, dato che, nel bene e nel male, considero essa una mia creatura, che si è sviluppata, ben prima del Poligrafico, con non pochi sforzi e sacrifici. Ma a tutto c’è rimedio in questa vita; d’altra parte, chi conosce bene Internet, si è già reso da tempo conto che un dominio non è altro che una etichetta e quel che veramente conta è chi ci sta dietro e coloro ci lavorano.

A tutti i lettori che in questi anni hanno seguito le due riviste, arricchendole spesso con i loro preziosi contributi o con semplici segnalazioni, rivolgo un sentito ringraziamento ed un affettuoso saluto. Così finisce una rivista il cui unico vero difetto (ma mi rendo conto, nel dire ciò, di essere partigiano) è stato quello di avere avuto troppo successo per non dare fastidio a qualcuno e per non fare gola ad altri.

Giovanni Virga, 31.6.2003

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