In ricordo di Vincenzo Caianiello, un giurista coraggioso (28 aprile 2002)

Una nuova improvvisa scomparsa, dopo quella recente del Prof. Carlo De Bellis, mi induce nuovamente a scrivere per ricordare un grande cultore del diritto amministrativo, come era il Prof. Vincenzo Caianiello, Ordinario di diritto amministrativo alla Luiss e Presidente emerito della Corte Costituzionale.

Il Prof. Vincenzo Caianiello era un giurista di prima grandezza, come testimonia, assieme a tante altre opere, il Suo Manuale di diritto processuale amministrativo, che negli ultimi tempi stava rivedendo alla luce delle modifiche introdotte dalla L. n. 205/00.

Ma soprattutto era un giurista coraggioso ed appassionato, una persona che, al di là delle etichette che gli si volevano artificiosamente appiccicare, diceva e scriveva sempre quel che realmente pensava, al di là degli schieramenti politici.

Con questo spirito aveva da ultimo redatto un corposo parere (pubblicato anche in questa rivista) che cercava di dare una soluzione equilibrata alla annosa questione del conflitto di interessi, ma che è stato scartato immotivatamente, forse perché conteneva delle proposte nè troppo morbide nè ingiustamente punitive. E’ da augurarsi che il Parlamento, specie a seguito della Sua scomparsa, tenga conto di quest’ultima Sua fatica, che aveva illustrato nel corso di una recente audizione.

La indipendenza del Prof. Caianiello è testimoniata da un gustoso aneddoto che raccontò a mio padre ed a me in occasione di un convegno di diversi anni addietro e che la dice lunga sulla difficoltà per un giurista non schierato nè supino di collocarsi in qualche modo nel nostro panorama istituzionale, nel quale, per vezzo antico, si deve per forza occupare una "casella".

Ricordava il Prof. Caianiello che, prima di essere nominato componente della Corte costituzionale (si era in piena prima Repubblica, ma le cose non sono molto cambiate da allora), tutti si chiesero quale fosse il partito politico al quale (per dirla con Vespa) facesse riferimento.

Quando il Prof. Caianiello rispose che non aveva alcuna tessera di partito, alcun padrino politico e nemmeno una simpatia per qualche fazione, la cosa destò un certo sconcerto. Ma poichè non era possibile nominarlo senza una preventiva "qualificazione politica", gli fu assegnata "d’ufficio" una collocazione in un partito che non aveva ancora rappresentanza nell’ambito del massimo Consesso. E così il partito in questione (sia pure con qualche mugugno) fu tacitato, mentre il Prof. Caianiello, non senza sorpresa, si vide nominato "in quota" di un partito politico al quale non aveva mai nè direttamente nè indirettamente fatto riferimento.

In realtà fu nominato componente della Corte Costituzionale (della quale diventò, diversi anni più tardi, anche Presidente) per le sue doti di profondo conoscitore del diritto pubblico, che gli derivavano da una brillantissima carriera che lo aveva visto prima magistrato ordinario, poi magistrato della Corte dei Conti e del Consiglio di Stato ed infine appassionato Professore universitario.

La Sua comparsa finisce per privarci di una voce autenticamente libera e liberale, ma soprattutto di un giurista coraggioso e profondo. Una grave perdita per tutti noi che, senza appartenere come Lui a nessuno, trovavamo conforto nel Suo pensiero.

(G.V., 28 aprile 2002)