Giust.it

Articoli e note

n. 10-1999

GIOVANNI VIRGA

 I quiz preselettivi tra gioco e realtà

horizontal rule

Si, la vita è tutto un quiz, tante emozioni, tante illusioni  ... con queste parole iniziava una famosa canzonetta di una altrettanto famosa e fortunata trasmissione televisiva condotta qualche lustro addietro da Renzo Arbore.

Il gusto italico per i quiz ha origini lontane (basti pensare al successo che ebbe nel dopoguerra il programma "Lascia o raddoppia"), ma in passato finiva per essere confinato e trovare soddisfazione nell’ambito dei soli giochi televisivi, i quali finivano per portare alla ribalta dei personaggi bizzarri che sapevano tutto o quasi di un determinato argomento  e che pertanto apparivano a molti come dei veri e propri "mostri" di cultura (nel nostro paese, per un vezzo antico, si scambia spesso il nozionismo con la cultura), ma che tuttavia, nella vita quotidiana, erano persone del tutto normali che facevano dei lavori magari banali.

Il quiz era dunque prima concepito, al pari del lotto, del poker e di tutte le più sofisticate diavolerie inventate per coloro che amano dea bendata, come un semplice gioco, capace di intrattenere più o meno piacevolmente il pubblico e di far guadagnare qualche pacchetto di milioni agli abili giocatori che vi partecipavano, ma nulla di più.

Negli ultimi tempi, tuttavia, i quiz hanno cominciato ad avere delle applicazioni più "serie" ed importanti, dato che dal loro superamento non dipende più una eventuale vincita di milioni una tantum, ma addirittura il possibile conseguimento semper di un posto pubblico (che per taluni significa anche l’acquisizione di una rendita vitalizia) o l’ammissione ad una certa Facoltà universitaria (che per gli interessati comporta sicuramente una scelta di vita).

Il processo di graduale estensione al settore pubblico del quiz - che ci si è affrettati subito a chiamare con la più elegante e seria dizione di "prova preselettiva", ma che sempre quiz rimane - è stato giustificato con l’esigenza di porre un argine all’altissimo numero di aspiranti a posti pubblici. Esigenza questa più che legittima, tenuto conto che in passato nel nostro paese si sono dovuti utilizzare degli stadi o grandi alberghi  per la copertura di qualche decina di posti pubblici. Più recentemente lo strumento della prova preselettiva è stato utilizzato anche per regolare l'accesso ad alcune Facoltà universitarie.

Ma piuttosto che trovare delle soluzioni che consentivano ab origine di eliminare le cause di un così abnorme afflusso di aspiranti a posti pubblici o verso talune facoltà, che non trova riscontro in alcun paese moderno,  in Italia  si è preferito optare per la più comoda e sbrigativa soluzione del quiz preselettivo.

Del resto, ha affermato da qualche governante nostrano voglioso di apparire, nonostante il suo recente passato, filo-occidentale e moderno, anche in altri paesi evoluti ed in particolare negli States sono presenti prove preselettive. Ma, come è capitato in altre occasioni (si pensi, ad esempio, all’applicazione che ha finito per avere nel nostro paese il modello del processo penale americano c.d. alla "Perry Mason", che in teoria doveva garantire una assoluta parità tra accusa e difesa, ma nel quale in pratica i difensori degli imputati sono rimasti schiacciati dai poteri dell’accusa) in Italia i modelli mutuati dall’estero e segnatamente dal Nord America hanno avuto un'applicazione distorta.

Vero è infatti che negli Stati Uniti sono da molto tempo presenti delle prove preselettive, ma quasi nessuno si è probabilmente documentato sulla loro vera natura e, soprattutto, sulla pratica applicazione che hanno avuto.

Nessuno in particolare si è reso conto che tali prove hanno natura diversa, essendo previste solo per regolare l’accesso alle Facoltà universitarie (e non ai posti di pubblico impiego, ritenuti in genere poco appetibili e quindi con non molti aspiranti) e finiscono per concretizzarsi in test attitudinali, atti a verificare il grado di inclinazione (o di predisposizione) dell’aspirante verso una determinata materia od un particolare settore. Questi test finiscono per costituire solo un elemento che (assieme al voto conseguito in sede di Grade 13th o di Bachelor of Art and Science) viene considerato dalle varie Università per l’ammissione di nuovi studenti.

Particolarmente significativo è l’esempio offerto dal c.d. L.S.A.T. (Law School Admission Test) affidato all’Università del Michigan, che è necessario sostenere per l’accesso ad una qualsiasi Faculty of Law nordamericana e che ben conosco, avendolo sostenuto di persona. Per ulteriori informazioni sul test v. ad es. la seguente pagina: http://www.utexas.edu/student/lsc/handouts/417.html ove, tra l'altro, si afferma che "The LSAT is designed to measure certain mental abilities important in the study of law and, thus to aid law schools in assessing the academic promise of their applicants. The test covers a broad range of academic disciplines and is intended to give no advantage to candidates from a particular academic background. The questions yielding the LSAT score are designed to measure the ability to read, understand, and reason". Ma v. anche ad es. la pagina http://u10.petersons.com/testprep/lsat.html

Il punteggio conseguito dopo aver sostenuto tale test attitudinale (che contiene non solo domande di cultura generale e settoriale, ma anche e soprattutto dei quesiti atti a saggiare le capacità logiche del candidato) costituisce solo un elemento che viene preso in considerazione dalle (194) Law Schools, per l’ammissione degli aspiranti.

Quindi sinteticamente, nel mondo nordamericano: a) i test sono principalmente diretti a saggiare non solo le conoscenze, ma anche le attitudini e le capacità dei candidati; b) la loro elaborazione viene in genere affidata ad alcuni istituti universitari specializzati e particolarmente qualificati e sono valevoli in tutto il territorio nazionale; c) il punteggio conseguito viene considerato solo come un elemento che concorre a qualificare l’aspirante.

In Italia si è proceduto in modo ben diverso.

Innanzitutto la elaborazione dei quiz è stata affidata alla discrezionalità delle singole pubbliche amministrazioni; queste ultime, molto spesso, non sapendo che fare, hanno "girato" i loro poteri a società private più o meno qualificate, incaricate non solo della redazione ma spesso anche delle correzione dei quiz. Non si è pensato, ad esempio, di elaborare un unico sistema di prove preselettive per l’accesso alle varie Facoltà o ad alcuni concorsi, affidandolo a qualche istituto universitario particolarmente qualificato.

Il risultato è che in materia vige la massima discrezionalità, la quale spesso sfocia nell’arbitrio, dato che ogni amministrazione può determinare ad libitum non solo il tipo di domande, ma anche il valore ponderale da attribuire ai vari quiz ed i rapporti tra il risultato di essi ed i titoli posseduti dai candidati. L'unico controllo possibile, a questo punto, è come al solito affidato al prudente apprezzamento giudici amministrativi in sede di eventuale (ma probabile) contenzioso. Con il risultato apparentemente paradossale di allungare i tempi del concorso e di accrescere le incertezze dei candidati.

Inoltre si è attribuito al quiz la valenza di vera e propria prova preselettiva e non di test attitudinale, facendo dipendere l’ammissione alle prove addirittura (è il caso del recente concorso per uditore giudiziario) dalla semplice circostanza di aver risposto esattamente a tutte le domande, di guisa che anche la semplice commissione di un errore comporta la mancata ammissione alle prove. Al concorso vengono così ammessi solo gli infallibili (ma chi è veramente tale in questo mondo ?).

Insomma, si attribuisce esclusivo rilievo alle risposte date in modo estemporaneo e talvolta fortunoso dai candidati nella manciata dei minuti concessi, arrivando al punto di richiedere (pena l'esclusione) la totalità delle risposte esatte, mentre nessun valore ponderale viene dato ai titoli posseduti dai candidati stessi ed in particolare al voto di laurea conseguito, che scaturisce da una ben più complessa valutazione degli studi compiuti nel corso di più anni. 

La recente ordinanza della Sezione IV del Consiglio di Stato n. 1915/99, che ha ammesso con riserva un concorrente che aveva partecipato alla prova preselettiva per il concorso di uditore giudiziario il quale era stato escluso per avere risposto in modo errato ad una sola risposta, specie nella parte in cui  afferma che "l'oggetto dei quesiti e le modalità di espletamento della prova stessa non sembrano consentire il conseguimento dell'obiettivo prefigurato dalla normativa, consistente nell'accertamento dei requisiti culturali dei candidati", non fa altro che evidenziare una delle storture dell’attuale sistema dei quiz, che va profondamente rimeditato e inevitabilmente rivisto … anche perchè, contrariamente a quanto dice la canzonetta, la vita non è tutto un quiz e comunque i quiz vanno adeguatamente elaborati da istituti competenti e vanno valutati congiuntamente ad altri elementi, meno estemporanei e fortunosi. 

Diversamente, il confine tra prova preselettiva e gioco si fa labile, fino a divenire del tutto invisibile.

(Giovanni Virga, 12.10.1999)


Stampa il documento Clicca qui per segnalare la pagina ad un amico