In nome del padre

Se ne è andato all’inizio di un nuovo giorno, alla stessa ora in cui solitamente si alzava per scrivere i suoi libri; in punta di piedi, passando dal sonno alla morte, con la stessa serenità con la quale affrontava il suo incessante lavoro quotidiano e con la stessa posizione assorta (il palmo della mano appoggiato alla guancia) che assumeva quando si metteva a pensare.

Si dice che è fortunato l’uomo che ama il proprio lavoro. E mio padre Pietro lo è stato in modo particolare, dato che adorava il suo lavoro, al punto di non sentirne assolutamente il peso; un lavoro che ha svolto fino alla fine, con una vitalità ed una perseveranza che solo pochi hanno.

Il giorno prima della sua scomparsa, pur essendo estremamente debole, ha chiesto più volte di andare allo studio per lavorare ancora, per continuare ad aggiornare i suoi libri. Risuona tuttora nella mia mente la domanda che rivolgeva continuamente a me ed ai miei cari: "E’ permesso ?", riferendosi alla possibilità di alzarsi ed andare allo studio, come un ragazzino che cerca di uscire dall’aula per la ricreazione.

E’ difficile per un figlio commemorare il padre, specie dopo nemmeno 24 ore dalla sua scomparsa, mentre le lacrime, in solitudine davanti al computer, continuano a scendere ed i ricordi si affollano copiosi. Anche perché per me, che avevo scelto di seguire le sue grandi orme per cercare di stare più vicino a lui, è ancora più difficile accettare la sua scomparsa.

Ai nostri occhi spesso i genitori sono come esseri immortali, che esistono fin dalla data della nostra nascita e  costituiscono una delle poche certezze della vita, accompagnandoci, mano nella mano, lungo la nostra esistenza. E’ difficile quindi accettare la loro scomparsa, anzi la loro "non presenza".

Si vorrebbe in questi momenti fermare il mondo e portare le lancette del tempo indietro. Ma ciò, purtroppo, non è possibile. Rimane comunque il loro ricordo, un ricordo che ci accompagnerà sempre e che ci sosterrà nei tanti momenti difficili della nostra vita. Per me questo caro e dolce ricordo, finché esisterò, avrà il nome di mio padre Pietro. 

Un ricordo che ho cercato di condividere attraverso queste tristi righe, in modo forse improprio e senz’altro inadeguato, con coloro che hanno studiato sui suoi libri, su quei libri ai quali, fino all’ultimo, con tanta lena e passione, nonostante la sua progressiva debolezza, si è dedicato.

Palermo, 15 giugno 2004.