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Editoriale
n. 12/2006
Dieci anni in internet
Tempo fa è un uscito un bel film intitolato "Sette anni in Tibet"; narra delle avventure di due alpinisti austriaci che, sfuggiti da un campo di prigionia inglese in India, riescono a raggiungere Lhasa, la capitale del Tibet, ove rimarranno appunto per sette anni. La loro permanenza in quel paese, nonostante tutte le traversie subite (come l’invasione del Tibet da parte della Cina), finirà per mutare completamente la loro esistenza.
E’ a questo film che è corso il mio pensiero quando ho iniziato a scrivere questo editoriale, dedicato alla mia avventura in internet.
Esattamente dieci anni addietro (era il dicembre del 1996), iniziò la mia avventura in internet, attraverso la creazione della rivista elettronica "Giustizia Amministrativa", allora raggiungibile all’indirizzo http://www.infcom.it/giustamm, che qualche anno più tardi sarebbe stata anche denominata, a seguito dell’attivazione dell’omonimo dominio, Giust.it.
Da allora in poi, nonostante tutte le traversie subite (come l’occupazione e l’utilizzo senza alcun consenso della rivista da me creata da parte di altri), le potenzialità di internet non hanno finito mai di stupirmi.
Quando l’avventura iniziò, ero stato da poco nominato professore associato presso una sede particolarmente difficile da raggiungere dalla mia città di residenza e non ignoravo certo le difficoltà che la redazione di una rivista comportava, dato che in precedenza avevo fondato e diretto per dodici anni una rivista giuridica (Giurisprudenza amministrativa siciliana) che già aveva comportato un notevole impegno.
Nè le motivazioni che mi spinsero ad iniziare l’avventura erano economiche; a parte il fatto che, grazie a Dio, come ho già scritto, non avevo (nè ho) bisogno di una rivista per campare, allora pensare di fare una rivista giuridica a pagamento su internet non era nemmeno immaginabile.
Non a caso non solo nei primi 3 anni e mezzo la rivista da me creata è stata del tutto gratuita, ma ho dovuto anche affrontare i non lievi costi che da essa derivavano (soprattutto quelli della copiatura in forma digitale delle sentenze, che allora non erano assolutamente reperibili in formato elettronico).
Né qualcuno mi incoraggiò: anzi ricordo che perfino mio padre Pietro mi invitò più volte a lasciare perdere.
Nonostante tutto sono andato avanti, consapevole della potenzialità del mezzo utilizzato, ma soprattutto con un’idea fissa che continua ancora oggi a guidarmi: quella secondo cui la P.A. italiana si migliora non tanto scrivendo libri cd. scientifici (utili spesso solo per la carriera di chi li scrive), che poi quasi nessuno legge, ma, molto più concretamente, creando strumenti di aggiornamento tempestivi e possibilmente completi per gli operatori. E’ questo il vero contributo che l’Università italiana, quella con l’U maiuscola, può dare nel settore del diritto pubblico.
Uno dei migliori complimenti che ho spesso sentito fare ai libri di mio padre è stato quello di avere avuto il merito di rendere comprensibile a molti una materia ostica e magmatica, qual è il diritto amministrativo. La funzione propria della docenza, infatti, non è soltanto quella di elaborare teorie più o meno ardite, ma soprattutto quella di dare ordine e sistema alla materia trattata, in modo da renderla comprensibile ai più. In questo solco tracciato da mio padre, nel mio piccolo, ho cercato di inserirmi, creando, tramite internet, uno strumento di lavoro, approfondimento e studio, che cerca in modo fattivo di migliorare la P.A. italiana.
Per questo motivo, sviluppando ulteriormente la idea già attuata con la precedente rivista, ho cercato di fare diventare LexItalia.it la prima rivista giuridica realmente interattiva, la quale pubblica tempestivamente non solo massime, ma approfondite note redazionali che consentono, anche tramite i molteplici link interattivi presenti, di avere un quadro completo e potenzialmente esaustivo degli argomenti affrontati dalla singola pronuncia. In tal modo ho cercato di coniugare due esigenze (la tempestività e la completezza) che sembravano prima inconciliabili. Alla rivista on line si sono affiancate tre banche dati (di giurisprudenza, di legislazione e di dottrina; le prime due aggiornate quotidianamente; quella di dottrina, aggiornata nei giorni scorsi con l’inserimento anche degli articoli del 2006) che consentono di effettuare approfondite ricerche in tre settori fondamentali. Ho cercato così, senza comitati scientifici, networks o particolari appoggi, di creare uno strumento di lavoro per gli operatori. Non so se ci sono riuscito, né, comunque, spetta a me dirlo.
Quel che invece so sicuramente è che la mia avventura ed il successo che ha finora avuto non solo non mi hanno portato particolari vantaggi personali (ero associato quando l'avventura è iniziata e tale sono ancora dopo dieci anni, nonostante le 3 monografie e le centinaia di articoli scritti; nel frattempo mi sono visto superare da gente spesso assolutamente sconosciuta perfino agli addetti ai lavori che, nel volgere di breve tempo, è diventata prima associato e poi ordinario), ma hanno anche suscitato evidenti invidie (vedi l’occupazione della precedente rivista da parte di una nutrita schiera di rappresentanti del mondo accademico, i quali non hanno avuto nemmeno il buon gusto di spendere una parola per ricordare l’opera da me costruita in circa sette anni di attività e di cui si sono avvalsi; non solo, ma hanno cercato perfino di cancellare le tracce dell’operazione compiuta, dato che hanno in un sol colpo cambiato le intestazioni di tutti i documenti da me creati con la precedente rivista; erano arrivati perfino al punto di eliminare dalle copertine dei numeri mensili della rivista Giust.it il mio nome,; operazione poi rientrata con la riscrittura del nome, dopo che l’operazione stessa era stata denunciata in giudizio).
Quel che mi ha addolorato di più non è stato solo e tanto il fatto che taluni si sono impossessati della rivista da me creata, di cui ero (e sono) comproprietario al 50%, senza alcun consenso, cambiando addirittura tutte le intestazioni dei documenti creati in 7 anni di attività, in barba alle norme sul diritto morale di autore, ma sopratutto il fatto che una parte dell’accademia, aderendo immediatamente al comitato scientifico ed inviando articoli, ha finito e finisce implicitamente per avallare l’operazione.
Inoltre, coloro che si sono impossessati della precedente rivista, non contenti di aver in tal modo acquisito gli abbonati della stessa, si sono distinti in operazioni che violano il principio di libertà di concorrenza che dovrebbe essere garantito nel nostro paese tramite le norme comunitarie.
In particolare, alla vigilia delle scorse elezioni, quando il Governo Berlusconi era dimissionario, è stata stipulata una convenzione (di cui si ignora il costo per le casse dello Stato), senza alcuna pubblica gara, tra l’IPZS s.p.a. ed il Ministero dell’Interno, pubblicizzata addirittura con una apposita circolare di quest’ultimo Ministero, che prevede l’accesso per i Comuni sotto il 5.000 abitanti alla predetta rivista "ridenominata", nonchè alla Gazzetta on line. Evidentemente gli svariati milioni di euro che l’IPZS già annualmente percepisce dal Ministero dell’Economia per la pubblicazione cd. gratuita (ovviamente per i lettori e non certo per i contribuenti) della Gazzetta Ufficiale on line e le migliaia di abbonati acquisiti mediante l’operazione di ridenominazione della precedente rivista da me creata, non bastavano.
Nonostante tutto ciò, sostenuto dal consenso dei lettori, sono andato avanti e la mia avventura, proseguita tramite LexItalia.it, pur partendo da zero in termini di abbonati e senza alcuna convenzione, ha avuto un successo addirittura maggiore della precedente.
In un articolo pubblicato ne Il Corriere della Sera di qualche tempo addietro, Alberoni sosteneva che in qualsiasi campo esistono gli innovatori e gli interdittori. Questi ultimi dedicano le proprie energie e mezzi ad ostacolare gli altri o, nella migliore delle ipotesi, a copiare le idee altrui. Condivido questa distinzione.
Conosco in particolare un avvocato che si vanta spesso - quasi che si tratti di un titolo di benemerenza - di essere stato definito, in un articolo giornalistico, come "l’avvocato fermi tutti", perchè i suoi più grandi successi consistono nell’avere interdetto l’attività svolta da coloro che hanno avuto la (s)ventura di imbattersi in lui. Purtroppo il nostro Paese, che è pur ricco di potenzialità e di talenti, è spesso bloccato da tanti interdittori, veri e propri "avvocati fermi tutti" che profondono le loro energie ed utilizzano i posti di potere che occupano per ostacolare la vita di coloro che cercano di fare qualcosa di nuovo ed utile. Vivono nel loro mondo animati da invidie piuttosto che da speranze. Nella migliore delle ipotesi, si limitano a copiare le idee e ad utilizzare il lavoro altrui.
Io, personalmente, pur non ritenendomi un grande innovatore, preferisco non far parte della schiera degli interdittori. E sono convinto che il nostro Paese andrebbe meglio se gli interdittori non prevalessero, come sto cercando di dimostrare, nel mio piccolo, continuando - pur tra mille difficoltà e con notevoli svantaggi personali - dopo dieci anni la mia avventura in internet.
Continuo inoltre a confidare nell’aiuto dei lettori e nei loro contributi, anche se, lo confesso pubblicamente, non sono in grado di offrire loro appoggi e benemerenze universitarie. Posso solo offrire ospitalità su di una rivista nota a tutti gli operatori per la qualità dei materiali pubblicati e che, appunto per questo motivo, viene consultata quotidianamente da svariate migliaia di qualificati utenti.
A tutti i lettori i più sentiti auguri per le prossime festività.
Giovanni Virga, 1° dicembre 2006.