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Rassegna stampa

 

Antonello Cherchi

Lo stipendio galleggia (e sale)

(Il Sole 24 Ore, 29 Ottobre 1999 - Prima pagina)

ROMA — Andati a fondo sette anni fa, i super-stipendi dei grand commis tornano a "galleggiare". A riportarli in superficie è l’abilità leguleia e la perseveranza di nove giovani consiglieri di Stato, che hanno presentato un ricorso straordinario al Capo dello Stato.

Batti e ribatti, prima o poi i risultati arrivano. E così dopo due anni l’allineamento di stipendio a quello dei colleghi con più anni di servizio — e, di conseguenza, con una busta paga più pesante — è ora cosa fatta. Ciampi ha firmato il decreto che fa rivivere il tanto vituperato "galleggiamento". Lo ha fatto dopo il parere positivo del Consiglio di Stato, pronunciato sulla base di una norma dell’84 studiata per i magistrati ordinari e che si pensava morta e sepolta.

È un giochino fatto in casa, accusa l’Associazione nazionale magistrati amministrativi (che raggruppa i giudici dei Tar). E per questo ha chiesto l’intervento del presidente del Consiglio Massimo D’Alema e del ministro del Tesoro Giuliano Amato, paventando i pesanti riflessi sulla spesa pubblica e la pericolosa reazione a catena.

Ma dal Consiglio di Stato replicano: non si tratta del vecchio allineamento stipendiale, bensì di un meccanismo che premia i vincitori del concorso di accesso a Palazzo Spada, riequilibrando le sorti tra chi è più avanti nella carriera (ma più giovane) e chi, entrato dopo, ha maggiore anzianità di servizio e, dunque, stipendi più elevati.

A indurre i nove consiglieri di Palazzo Spada a presentare un ricorso straordinario al Capo dello Stato è stata la convinzione che alla loro situazione di giovani giudici vincitori di concorso — sorpassati economicamente da colleghi più anziani, ma arrivati al Consiglio di Stato successivamente — si potesse applicare l’articolo 4, comma 9, della legge 425/84. Norma studiata quando esisteva il concorso per l’accesso in Cassazione e che aveva lo scopo di riconoscere un’anzianità economica «pari a quella del magistrato di pari qualifica con maggiore anzianità effettiva che lo segue in ruolo».

Come vuole la procedura, il Quirinale ha chiesto il parere del Consiglio di Stato, che ha dato il via libera all’applicazione della disposizione dell’84. A quel punto il Presidente della Repubblica avrebbe dovuto firmare il decreto e ripristinare il galleggiamento, affossato nel ’92. Ma, la presidenza del Consiglio, a cui spetta istruire la pratica, non ha dato corso. Per pudicizia, fanno capire tanto i magistrati dei Tar che un’interpellanza parlamentare (primo firmatario Marco Boato) presentata qualche giorno fa sull’argomento.

Di recente, però, Palazzo Chigi ha deciso di riprendere in mano le carte e le ha rinviate al Consiglio di Stato per un riesame. Non prima, però, di aver tentato la strada parlamentare. Un emendamento presentato di soppiatto a inizi di aprile al disegno di legge sulla riforma della giustizia amministrativa (ancora in discussione), si proponeva lo stesso scopo. Anche quella volta ci fu la levata di scudi dei magistrati Tar e l’emendamento venne ritirato.

Allora si è ritornati alla vecchia strada. Ma Palazzo Spada questa volta ha fatto sapere che non c’era niente da riesaminare e pertanto ha dichiarato la richiesta inammissibile. La pratica ha quindi potuto prendere la via del Colle e il Presidente Ciampi ha posto fine alla vicenda firmando il decreto che permetterà ai nove ricorrenti di galleggiare.

Antonello Cherchi


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