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Articoli e note

n. 12/2006

GIOVANNI VIRGA

Il prezzo della giustizia

(a proposito dell’aumento fino a 2.000 euro del contributo unificato
previsto dal maxi-emendamento alla finanziaria 2007)

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Quel che mi sembrava talmente assurdo da apparire inverosimile, alla fine è diventato vero.

Una decina di giorni fa un lettore della rivista LexItalia.it aveva segnalato, con apposita email, che era intenzione del Governo di innalzare ulteriormente il contributo unificato atti giudiziari (giù aumentato da 360 euro a 750 euro con il decreto Bersani del luglio scorso e poi portato a 500 euro in sede di conversione) per alcuni ricorsi innanzi ai TT.AA.RR.

Avevo deciso di non dare la notizia, tanto mi sembrava inverosimile.

Ed invece, come ulteriormente segnalato da altro lettore, in quel guazzabuglio di norme che è il maxi-emendamento recentemente approvato del Senato - vero e proprio vaso di Pandora pieno di tasse e balzelli vari - vi è anche un comma che finisce per prevedere un ulteriore innalzamento del contributo unificato ad appena pochi mesi di distanza dal precedente aumento.

Recita infatti il comma 1311 del maxi-emendamento approvato dal Senato che:

All’articolo 13, comma 6-bis, del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, alla fine del primo periodo, dopo le parole: "euro 250", sono aggiunte le seguenti: "; per i ricorsi previsti dall’articolo 23-bis, comma 1, della legge 6 dicembre 1971, n. 1034, nonché da altre disposizioni che richiamano il citato articolo 23-bis, il contributo dovuto è di euro 1.000; per i predetti ricorsi in materia di affidamento di lavori, servizi e forniture, nonché di provvedimenti delle Autorità, il contributo dovuto è di euro 2.000.

Non appena tale comma sarà approvato in via definitiva dalla Camera dei deputati e la legge finanziaria entrerà in vigore (e quindi, prevedibilmente, dal 1° gennaio 2007), chi proporrà un ricorso in materia di appalti di oo.pp., di servizi o di forniture, ovvero avverso un provvedimento di una Autorità amministrativa indipendente, qualunque sia il valore della controversia, dovrà versare preventivamente all’erario pubblico la somma di euro 2.000 (pari a 4.000.000 di lire circa).

Chi invece vorrà passarsi il lusso (è ormai il caso di dire) di impugnare innanzi al TAR un provvedimento di espropriazione di p.u., anche se riguardante un fazzoletto di terra, ovvero gli altri provvedimenti indicati dall’art. 23 bis della L. TAR (procedure di affidamento di incarichi di progettazione e di attività tecnico-amministrative ad esse connesse; provvedimenti relativi alle procedure di privatizzazione o di dismissione di imprese o beni pubblici, nonché quelli relativi alla costituzione, modificazione o soppressione di società, aziende e istituzioni ai sensi dell’articolo 22 della legge 8 giugno 1990, n. 142; provvedimenti di nomina, adottati previa delibera del Consiglio dei ministri ai sensi della legge 23 agosto 1988, n. 400; provvedimenti di scioglimento degli enti locali e quelli connessi concernenti la formazione e il funzionamento degli organi) dovrà corrispondere un contributo unificato pari a 1.000 euro (corrispondente a circa 2.000.000 delle vecchie lire).

Il contributo, non è inutile sottolinearlo, dovrà essere corrisposto per ciascuna fase del giudizio; e così, ad es., nel caso di una gara di appalto, dovranno pagarsi 4.000.000 di lire circa per il ricorso innanzi al T.A.R. ed altre 4.000.000 di lire circa per l’eventuale appello, per un totale di lire 8.000.000.

Va altresì rilevato che, con palese disparità di trattamento rispetto a quanto previsto per la giustizia ordinaria, il contributo unificato non va commisurato al valore della causa, ma va pagato per intero e nella misura massima stabilita per la semplice appartenenza del ricorso ad una delle materie previste dall’art. 23 bis della L. T.A.R.

Secondo taluni l’innalzamento abnorme del contributo unificato per le controversie ex art. 23 bis L. T.A.R. sarebbe stato suggerito da qualche magistrato amministrativo vicino al Governo, il quale avrebbe consigliato tale innalzamento non solo per fare cassa, ma anche per diminuire il contenzioso in materia di appalti.

Io personalmente credo che l’innalzamento del contributo sia la contropartita che è stata volentieri offerta per ottenere un aumento degli organici del personale di segreteria.

Il sospetto è rafforzato dal fatto che, poco dopo il comma 1311 del maxiemendamento, vi è un ulteriore comma (il 1313) che così recita:

Per fronteggiare specifiche esigenze organizzative e funzionali, il Consiglio di Presidenza della Giustizia Amministrativa definisce per l’anno 2007 un programma straordinario di assunzioni fino a 50 unità di personale appartenente alle figure professionali strettamente necessarie ad assicurare la funzionalità dell’apparato amministrativo di supporto agli uffici giurisdizionali, con corrispondente incremento della dotazione organica. All’onere derivante dall’applicazione del presente articolo, pari a 2,020 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007, si provvede mediante corrispondente utilizzo di parte delle maggiori entrate recate dalle disposizioni di cui all’articolo 1, ai commi 306, 307 e 308 della legge 30 dicembre 2004, n. 311, che a tal fine sono detratte dall’ammontare delle riassegnazioni allo stato di previsione del Ministero della giustizia e allo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per le spese riguardanti il funzionamento del Consiglio di Stato e dei tribunali amministrativi regionali, ai sensi del successivo comma 309.

Quali che siano le motivazioni che hanno portato all’abnorme aumento, sta di fatto che esso, sotto vari profili, sembra incostituzionale, sia perchè limita l’accesso alla giustizia, consentendolo solo a coloro che possono permettersi il lusso di pagare (anche per controversie riguardanti appalti di piccolo importo) per ciascuna fase del giudizio circa 4.000.000 di lire, sia per la palese disparità di trattamento rispetto alla giustizia ordinaria, dato che non si tiene in alcun conto del valore della controversia, fissando il contributo unificato nelle misura massima indipendentemente dal valore.

Non comprendo perchè quasi tutti si sono stracciati le vesti ed hanno gridato allo scandalo per il fatto che, con il maxiemendamento, si è tentato di accorciare il termine di prescrizione dell’azione di responsabilità amministrativa, mentre finora nessuna voce si sia levata per protestare fermamente contro questo ulteriore balzello che finisce per limitare (per ragioni di censo) l’accesso alla giustizia.

I problemi della giustizia amministrativa e del suo rilevante arretrato, in ogni caso, non possono essere risolti imponendo un ulteriore (onerosissimo) balzello, che finisce per trasformare quello che in origine era previsto come un sistema di tutela del cittadino nei confronti dei possibili soprusi della P.A., in un sistema basato sul censo di chi propone la controversia.

E’ da auspicare che nel già preannunciato decreto legge “correttivo” degli errori commessi tramite il maxiemendamento sia inserita una norma che, oltre ad abrogare la riduzione del termine di prescrizione dell’azione di responsabilità, cancelli anche questo ulteriore (abnorme) incremento del contributo unificato, disposto a pochi mesi di distanza dall’aumento già previsto dal c.d. decreto Bersani.

Confido nella protesta degli avvocati che hanno a cuore il futuro non solo della loro professione, ma anche del sistema di giustizia amministrativa, il quale si accinge a diventare un tipo di giustizia per pochi.

Anche quest’ultima modifica del contributo unificato tradisce (come le precedenti novità, come quelle secondo cui occorre accendere un conto corrente separato per lo studio, effettuare i versamenti periodici mediante un conto corrente on line, ecc.), il disegno degli attuali governanti, i quali sembrano voler fare sparire i piccoli studi legali, che costituiscono tuttavia - specie al sud - una realtà diffusa, che svolge anche una funzione sociale, per sostituirli con i grandi studi che assistono grosse società; per queste ultime infatti il pagamento di un contributo unificato pari a 4.000.000 di lire circa non costituirà affatto un problema.

In tal modo, tuttavia, la libera professione, diviene sempre meno libera e l’accesso alla professione delle nuove leve, che pur a migliaia affollano i concorsi, non diviene affatto semplice.

Il Governo continua a presentarsi come un moderno Robin Hood, che toglie ai ricchi per dare ai poveri; con la nuova modifica del contributo unificato tuttavia sembra un Robin Hood al contrario, che toglie ai poveri perfino la possibilità di ottenere giustizia. Siamo ben lontani dall'esempio classico del mugnaio di San-Souci, che esclamava spavaldamente: ci saranno pure giudici a Berlino! I giudici a Roma continueranno ad esserci, con le loro rafforzate segreterie: peccato che per accedere ad essi bisognerà pagare (tra primo e secondo grado) almeno 2.000 euro, destinati a salire a 4.000 euro per gli appalti.

18.12.2006.

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VOLPE F., Un contributo per una giustizia che spesso non c'è, in LexItalia.it n. 7-8/2006 http://www.lexitalia.it/articoli/volpef_contributo.htm


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